Dall’agriturismo La Morella è possibile organizzare visite presso gli innumerevoli siti di interesse del Parco nazionale del Cilento

Paestum è il nome romano dell’ex colonia greca chiamata Poseidonia. Oggi è il più importante sito archeologico greco-romano a sud di Napoli ed è tra i meglio conservati dell’intera Magna Graecia. I templi e i musei dell’area di Paestum possono essere raggiunti dall’agriturismo La Morella in circa 35 minuti di vettura, oppure in treno (15 minuti circa, dalla stazione di Battipaglia). In un’escursione giornaliera di un’intera giornata, la visita al sito archeologico e ai musei di Paestum può essere programmata insieme a una visita ai borghi medievali e alla costa del territorio di Castellabate o ad altri siti all’interno del Parco Nazionale del Cilento.
Agriturismo vicino a Paestum
Paestum è stata nei secoli scorsi una sosta obbligatoria del cosiddetto Grand Tour, come testimoniato da Goethe, che l’ha descritta come «la più splendida visione che porto con me verso nord». Per motivi non facili da comprendere, la fama di questo sito, è oggi ampiamente inferiore alla sua bellezza. L’area dove sorgono i templi, a differenza di altri siti archeologici della Campania, come i più famosi scavi di Pompei ed Ercolano che sono completamente inglobati nell’area metropolitana di Napoli, si è mantenuta intatta e fornisce una splendida cornice per una lunga passeggiata nell’area archeologica. I templi sono tra gli esempi di architettura greca i più belli ed oggi meglio conservati. I punti salienti della zona archeologica di Paestum sono il cosiddetto tempio di Nettuno e il Museo Archeologico, che contiene capolavori dell’arte greca, lucana e romana. Un magnifico esempio di reperti archeologici dei dintorni è data dagli affreschi della cosiddetta Tomba del Tuffatore.
Presso la superficie occupata dal Foro è situato l’Anfiteatro romano, a terrapieno, con un muro di terrazzamento. Fu costruito nella metà del I secolo d.C. e un secolo più tardi fu ampliato con un porticato su pilastri per garantire più posti a sedere nella cavea. Nel 1829 fu purtroppo tagliato in due dalla strada borbonica, ex S.S. 18 per le Calabrie, che tuttora attraversa il sito. Alle spalle del Foro, sul lato settentrionale, è una vasta area destinata probabilmente a esercizi ginnici: al centro campeggia una grande natatio, una piscina datata alla prima metà del I secolo a.C., con un impianto probabilmente funzionale all’allevamento dei pesci, sul modello di quelli delle ville marittime del napoletano.
Coevo del Partenone di Atene è il più recente, il meglio conservato e l’esempio più significativo di stile dorico in Magna Grecia. Il nome con cui è noto gli è stato attribuito dai viaggiatori del Grand Tour, mentre le ricerche archeologiche hanno dimostrato che tutto il santuario meridionale, di cui è parte anche la cosiddetta Basilica, erano dedicati a Era, dea protettrice della città, come testimoniato anche dal vicino santuario alla foce del Sele – tra i doni votivi recuperati dagli scavi, molte statuette fittili della divinità e dei suoi attributi, come il melograno, divenuto in età cristiana simbolo della Madonna del Granato, che sorge poco lontano dal sito archeologico di Paestum. Il Tempio di Nettuno è un periptero con sei colonne sulla fronte e tredici nei lati lunghi. La cella o naos interna ospitava la statua votiva ed era accessibile solo al personale del culto; è preceduta da due anticamere, il pronao ad est, di ingresso al naos, e l’opistodomo, accessibile solo dall’ingresso secondario ad ovest. Il tetto a doppio spiovente era sorretto da un doppio ordine di colonne interne.
È noto anche con l’erronea e tradizionale denominazione di Tempio di Cerere. Il secondo in ordine cronologico (fine VI secolo), è un periptero dorico con sei colonne sulla fronte e tredici nei lati, ma reca una commistione di stili, essendo il pronao caratterizzato dalla presenza di due colonne ioniche, conservate nel Museo Archeologico Nazionale e tra i pochi esempi superstiti di utilizzo di questo stile applicato in Magna Grecia. Il Tempio sorgeva al centro di un piccolo santuario, dedicato ad Atena, di cui sono state portate alla luce testimonianze dell’altare con il pozzetto sacrificale e delle fondazioni di altri due altari, la base di una colonna votiva e una colonna votiva che si innalza a nord-est dell’ingresso principale e che, per l’accentuata entasi e per il profilo dell’echino, si daterebbe alla metà del VI secolo a.C., risultando dunque sensibilmente più antica del Tempio di Atena. Della sua decorazione architettonica in arenaria sono pervenuti in buono stato di conservazione parte di un trifoglio, un elemento della cornice di coronamento del fregio e vari blocchi della sima con le gronde a testa leonina in rilievo su uno sfondo di palmette e fiori di loto profondamente incisi, tali da realizzare un vivo effetto cromatico sotto l’azione della luce solare. Questi reperti sono tutti conservati nel Museo Archeologico Nazionale.