Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, secondo parco in Italia per dimensioni, si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano, comprendendo le cime degli Alburni, del Cervati e del Gelbison, nonché i contrafforti costieri del M. Bulgheria e del M. Stella. Alle straordinarie emergenze naturalistiche dovute alla notevole eterogeneità del territorio, si affiancano il carattere mitico e misterioso di una terra ricca di storia e cultura: il richiamo della ninfa Leucosia, le spiaggie in cui Enea perse Palinuro, i resti delle colonie greche di Elea e Paestum, la splendida Certosa di Padula e le storie legate agli sbarchi dei saraceni.
Nel Parco del Cilento e Vallo di Diano sono stati individuati 20 siti di interesse naturalistico, in cui si concentrano sia habitat che specie di particolare importanza. Di questi sei siti sono costieri, gli altri sono interni. Alcuni sono di estensione molto ampia (Monti Alburni e Monte Cervati), mentre altri sono più circoscritti (Punta Licosa e gole del Calore).
Capo Palinuro. Il lungo sperone del promontorio è ovunque perforato dall’erosione e dal carsismo: vi si aprono grotte fra le più suggestive della costa cilentana. Presenta una vegetazione delle scogliere a Crithmum maritimum, Limonium multiforme e Limonium remotispiculum e una vegetazione delle rupi calcaree dell’Italia meridionale, Dianthion rupicolae. Tra le specie vegetali la Primula die e il Dianthus rupicola. Tra le specie animali sono segnalati il Pipistrello ed il Molosso di Cestoni.
Costa tra Marina di Camerota e Scario. Questo tratto di costa, lungo 13 km, è un susseguirsi di arenili, cale, dirupi, torri, grotte e fondali di cristallina limpidezza. Presenta una vegetazione delle scogliere a Crithmum maritimum, Limonium multiforme e Limonium remotispiculum e una vegetazione delle rupi calcaree dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae), gariga ad Ampelodesmos mauritanicus. Tra le specie vegetali, la Primula di Palinuro e il Dianthus rupicola. Tra le specie animali, Falco Pellegrino, Succiacapre, Tottavilla, Calandro e Averla piccola.
Monte Cervati. Con i suoi 1.898 m s.l.m. è la vetta principale del Cilento e la più alta montagna della regione campana. È caratterizzato da boschi di Cerro, castagneti, foreste di leccio, faggete, praterie aride mediterranee e di altitudine, vegetazione delle rupi. Tra le specie vegetali, il Botrychium matricariifolium. Buona parte del complesso rientra all’interno della Riserva Naturale “Monte Cervati”. Tra le specie animali sono state segnalate: Salamandrina dagli occhiali, Tritone italiano, Rana italiana, Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale, Biancone, Aquila reale, Lanario, Falco Pellegrino, Coturnice, Gufo reale, Succiacapre, Martin pescatore, Picchio nero, Tottavilla, Calandro, Balia dal collare, Averla piccola, Gracchio corallino e Lupo. Per quest’ultima specie l’area, insieme a quella dei Monti Alburni, è da considerare critica in quanto comprende potenziali siti di riproduzione.
Monte Bulgheria. Si tratta della punta estrema di un possente e allungato massiccio calcareo che fa da bastione tra la costa di Camerota e le diramazioni dei rilievi appenninici interni. Sulle pendici del monte vi sono boschi ad Ontano napoletano, faggete, praterie aride mediterranee, gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, gariga ad Euphorbia spinosa e gariga a Lavandula angustifolia, vegetazione delle rupi. Tra le specie vegetali, Portenschlagiella ramosissima. Tra le specie animali, Nibbio reale, Succiacapre, Falco Pellegrino, Calandra e Averla cenerina.
Monti Alburni. Comprendono un vasto comprensorio montano e sub-montano culminante a 1.742 m s.l.m., con la vetta che dà il nome all’intero gruppo. Mentre il versante settentrionale appare dirupato e di non facile accesso, quello meridionale presenta una conformazione modestamente inclinata, che lascia spazio a estese faggete, cerrete, boschi misti di latifoglie e a pascoli rotti qua e là da imponenti manifestazioni di natura carsica. In quest’area sono state segnalate: Rosalia alpina e Cucujus cinnaberinus e tra gli invertebrati, il Tritone italiano e l’Ululone dal ventre giallo tra gli anfibi. L’avifauna comprende numerose specie: Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale, Aquila reale, Lanario, Falco Pellegrino, Succiacapre, Picchio nero, Tottavilla, Calandro, Balia dal collare, Averla piccola, Gracchio corallino. La mammalofauna comprende alcune specie d’interesse, tra cui l’Orecchione ed il Lupo.
Fiume Calore. Il sito comprende sia il tratto medio basso, dal Comune di Castelcivita fino alla confluenza con il Fiume Sele, che quello medio-alto all’interno della Riserva Naturale Gole del Calore. Nel fiume sono state rilevate numerose specie ittiche di interesse comunitario, tra cui Barbo, Alborella meridionale e Vairone. L’avifauna comprende: Tarabusino, Nibbio reale, Lanario, Falco Pellegrino, Gufo reale, Succiacapre, Martin pescatore, Ghiandaia marina. Infine questo corso d’acqua garantisce i requisiti minimi per la sopravvivenza della Lontra nel corso di tutto l’anno.
Grotte di Castelcivita. Situate lungo la vallata del Calore (110 m s.l.m.), qualche chilometro a valle dell’abitato di Castelcivita, le grotte si sviluppano per 4.800 m di lunghezza con una profondità massima di 52 m. Ospitano colonie di Miniottero, Vespertilio maggiore, Vespertilio di Capaccini e Vespertilio di Blyth.
Oasi WWF di Persano. Sebbene di poco esterno all’area del Parco Nazionale, l’Oasi è un ambiente molto noto ai naturalisti italiani: è stata istituita nel 1980 in seguito a un accordo con il Consorzio di Bonifica Destra Sele, il suo animale simbolo è la Lontra, che si cela dentro il bosco di pioppi e salici lungo il fiume. Ricade in una vasta zona di circa 3.400 ha, chiusa all’attività venatoria dal 1977, e sfrutta un invaso artificiale del corso d’acqua. Nell’area proliferano ambienti palustri e canneti, propizi alla nidificazione e alla sosta di molte specie di uccelli acquatici, quali il Martin pescatore e il Merlo acquaiolo.
Punta Licosa e Isoletta Licosa. Il sito comprende un tratto costiero con macchia di sclerofille, vegetazione delle scogliere, pineta a Pino d’Aleppo, gariga ad Ampelodesmos mauritanicus e una piccola isola prospiciente la costa, che prende sempre il nome della sirena mitologica. Nel tratto costiero e marino sono state segnalate alcune specie ornitiche nidificanti di interesse comunitario, tra cui il Falco Pellegrino e un nucleo svernante di Gabbiano corso.
Fiume Mingardo. Si tratta di un corso fluviale considerato idoneo sia per i Ciprinidi che prediligono una corrente moderata, come la Rovella, che per specie come il Barbo. Nel basso corso fluviale è segnalato l’Odonato (Oxygastra curtisii) e alla foce il Ciprinodontide Nono (Aphanius fasciatus). Questo corso d’acqua, insieme al Sele-Calore, all’Alento e al Bussento, garantisce per tutto l’anno i requisiti per la sopravvivenza della Lontra.
Oasi WWF grotte del Bussento di Morigerati. Il fiume Bussento nasce alle falde meridionali del Cervati e sbocca nei pressi di Policastro, ma nel suo tratto intermedio le acque scompaiono nelle viscere della terra per quasi 6 km, dando vita a un misterioso mondo ipogeo. La cavità superiore si apre presso Caselle in Pittari ed è percorribile per 600 m in discesa; quella inferiore si trova nel vallone di Morigerati, dove 207 ha di acque, vegetazione riparia e boschi costituiscono l’oasi.
Bosco di Corleto. Sulla propaggine sud-orientale dei monti Alburni, a poca distanza dal paese omonimo, si estende una vasta faggeta, in cui è segnalata anche la presenza del lupo appenninico. Il bosco è caratterizzato da ambienti mediterranei caldi con lentischi, lecci e filliree, e ambienti appenninici a clima più rigido, con castagni, querce e faggi.
Macchia di Aquara. Nel territorio di Aquara, entro lo spazio altimetrico di poche centinaia di metri, si succedono ambienti termofili a macchia mediterranea (specialmente lungo il greto del fiume Calore), appezzamenti coltivati a vite, olivo e fico che si insinuano e si allungano sulle prime pendici collinari, dense e sparse boscaglie di quercia, cerro e castagno. La macchia è l’ambiente prediletto da uccelli canori, come il cardellino, e dai mammiferi di piccola taglia.
Bosco di Sant’Iconio. È un lembo di foresta di pino d’Aleppo, sovrastante Cala del Cefalo, fra Palinuro e Marina di Camerota, che si staglia fra rupi inaccessibili ricoperte di euforbie e ravvivate da fioriture di finocchio di mare e dell’endemica primula di Palinuro (primula Palinuri).
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